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Nonne e nonni dint' 'e pruverbie. Antichi detti e modi di dire
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Pietro Nacchini (1694-1769). Costruttore d'organi
La Scuola Grande di San Rocco e la Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifonepubblicano, in occasione del 250º anniversario dalla morte di Pietro Nacchini,il settimo numero dei Quaderni delle Scuole di Venezia. Pietro Nacchini (1694-1769) non è un nome noto ai giorni nostri, ma fu probabilmente il principale attore nell'evoluzione della tecnica organaria, da lui portata a una grande complessità meccanica e a una particolare espressione sonora. Proveniente dalla Dalmazia, operò a Venezia e costruì più di trecento organi in Italia e nella sua terra d'origine. Fra i molteplici strumenti da lui realizzati, più di venticinque si trovano a Venezia e provincia. I contributi in volume presentano la biografia dell'organaro dalmata, nonché degli approfondimenti sulla sua attività, sull'organo della chiesa di San Rocco e sulla splendida cantoria lignea del Diciottesimo secolo che lo circonda.
EUR 5.20
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Venezia panoramica. La scoperta dell'orizzonte infinito
Il volume ripercorre la storia del panorama, dalle vedute incise ai grandi diorama realizzati per le più importanti esposizioni d'arte europee, fino alle prime riprese dei fratelli Lumière. Ampio spazio è dedicato al gigantesco "Panorama di Venezia" di Giovanni Biasin, presentato per la prima volta al pubblico in occasione della mostra "Venezia panoramica. La scoperta dell'orizzonte infinito" (Fondazione Querini Stampalia, 14 maggio-12 settembre 2021). Arricchisce il volume un catalogo completo delle opere che nei secoli hanno contribuito allo sviluppo del genere.
EUR 37.05
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Il futuro retrospettivo: conservatorismo e innovazione nell'opera di Carlo Gozzi
Il volume raccoglie le relazioni del convegno omonimo, organizzato per il mese di settembre 2020 da Javier Gutiérrez Carou. Nel libro sono presenti inoltre alcune delle relazioni presentate all'incontro Carlo Gozzi 1720/2020. Convegno per il terzo centenario della nascita, tenutosi nel novembre 2020 a cura di Maria Ida Biggi, Piermario Vescovo e Nicola Pasqualicchio.
EUR 66.50
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Cocktail a Venezia. Racconti di un barman
Per più di 40 anni, Walter Bolzonella ha ricoperto il ruolo di head bartender delfamoso Hotel Cipriani e ha tradotto le emozioni degli ospiti in una fusione di profumi, colori e sapori, in sintonia con il loro mood: “Cocktails in Venice. Racconti di unBarman” è il diario del suo stimolante “laboratorio”, in cui i nuovi drink diventanoclassici e i classici vengono rinfrescati con inaspettati colpi di scena. In questolibro svela le sue preziose ricette - dal celebre Bellini al Lucky Spritz, e dall'HiddenLiquid al Casanova's Inspiration - splendidamente illustrate dagli acquerelli di Matteo Bertelli.
EUR 22.80
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Venezia. La guida ufficiale dei Gondolieri
La prima guida ufficiale dei Gondolieri di Venezia. Sei originali itinerari da scoprire a piedi e attraverso i traghetti sul Canal Grande. Una sezione dedicata alle isole della laguna. QR code all'interno con consigli online - sempre aggiornati - per lo shopping e l'artigianato, la cultura, i ristoranti e i locali. Il modo migliore per conoscere la Venezia più vera.
EUR 19.00
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Davide Battistin. Beyond the horizon. Ediz. italiana e inglese
Una nuova edizione arricchita e aggiornata del catalogo pubblicato in occasione della personale dell'artista presso la Fondazione Querini Stampalia di Venezia. Il volume raccoglie oltre cinquanta opere, compresi alcuni dei più recenti lavori del 2022. Il libro è arricchito si presenta in un'elegante edizione cartonata di pregio, con una copertina rinnovata. «Se dipingere è costruire con la luce, e l'arte è tradurre la materia in immagine, nel caso di Battistin si può parlare di abbandono all'incantesimo, a quel processo di chimica fantastica che è la creazione di figurazioni ai limiti della materia». La materia è il mezzo attraverso il quale Davide Battistin riesce a dare forma alle emozioni che la luce crea e proietta su una Venezia non più raccontata da ponti, cupole e torri, ma suggerita da sfumature e variazioni di colore.
EUR 57.00
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La sinistra di destra. Dove si mostra che liberisti, sovranisti e populisti ci portano dall'altra parte
Uno zombie si aggira per l'Europa: è la sinistra di destra. Mostro bicefalo i cui due volti sono il sovranismo e il liberismo, è tenuto artificiosamente in vita dalla crisi delle sinistre radicali. Un morto-che-cammina sinistrofago che succhia i cervelli delle persone, svuotandone la testa da ogni idea di riscatto sociale e solidarietà internazionale per riempirla con una sostanza gelatinosa formata, in dosi variabili, da populismo, classismo, razzismo, sessismo e nazionalismo. I sovranisti di sinistra sostengono che per uscire dalla crisi sarebbe necessario un ripiegamento all'interno dei propri confini, un ritorno alle idee di nazione e patria; rivendicano a parole Marx, Keynes e la sovranità popolare contro l'Unione europea ma propagandano xenofobia e negano la divisione in classi della società riducendola a un indistinto "popolo". Nel frattempo il centrosinistra, che ormai ha completato il giro tanto da ritrovarsi direttamente a destra e ripartire dal via, sostiene che l'unica difesa dal nazionalismo sia l'europeismo liberista, che non fa che tutelare gli interessi dell'establishment e lo status quo succhiando il sangue della working class. Mauro Vanetti, rodato ammazzavampiri e Van Helsing del terzo millennio, col paletto di frassino di una pungente ironia e usando in modo rigoroso l'analisi marxista, fa fuori a una a una tutte queste posizioni, ristabilendo dei confini netti tra le parti, separando ciò che era tenuto forzatamente unito, e dimostrando che non è possibile prendere robe a caso e dire: «ma di sinistra, eh».
EUR 14.25
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Jacobin Italia (2019). Vol. 3: Il nemico capitale della democrazia
Democrazia e capitalismo sono compatibili? Verso dove tendono gli attuali dispositivi di comando della nostra società? Dopo quarant'anni di controrivoluzione liberale, occorre individuare i nemici della democrazia e immaginare un sistema in cui davvero tutti e tutte possano prendere parte alle decisioni collettive. L'estratto del numero che esce in contemporanea negli Usa, si occupa inoltre della casa, il fattore scatenante della crisi del 2008 quando 25 milioni di statunitensi persero la propria abitazione. La storia di un diritto delegato alle speculazioni di mercato.
EUR 7.80
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Marx nei margini. Dal marxismo nero al femminismo postcoloniale
Colonialismo, imperialismo e razzismo sono stati al centro della riflessione marxista sin dagli inizi. Nonostante ciò il marxismo tradizionale è una costellazione teorico-politica genealogicamente occidentale ed eurocentrica, la cui bianchezza non sta tanto nel colore della pelle dei suoi pensatori ma nella tendenza ad assolutizzare le circostanze storico-geografiche occidentali dello sviluppo del capitalismo, trascurando la materialità culturale ed economica del colonialismo e del razzismo, letti come tipologie di sfruttamento particolari e non costitutive. L'obiettivo è «decolonizzare il marxismo» reinterpretando l'analisi classica in funzione delle diverse contingenze globali e dell'irruzione di soggetti storici imprevisti rispetto alla tradizionale classe operaia. Per eliminare le pieghe bianche del marxismo gli autori guardano al contributo di studiosi che, senza rinnegarlo, se ne collocano nei margini e lo spingono a fare i conti con alcune rigidità partendo dai suoi limiti riguardo la questione razziale e di genere. Oggetto dei saggi raccolti sono pensatori non occidentali come Aimé Césaire, Gayatri Spivak, C.L.R. James, Huey P. Newton e il Black Panther Party, Claudia Jones, Amílcar Cabral, José Carlos Mariátegui, o europei come Raymond Williams e Louis Althusser mai affrontati prima nei loro contributi a una distensione anticoloniale del marxismo. Un incontro tra il pensiero anticoloniale non occidentale e il marxismo classico europeo che ne libera tutte le potenzialità teoriche emancipative.
EUR 17.10
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Jacobin Italia (2019). Vol. 4: Apocalypse No
A chi parlano i giovani di Fridays for Future? E cosa prevede il Green New Deal proposto dalla sinistra statunitense? Le élite negano l'evidenza o colpevolizzano i comportamenti dei singoli. Ma per fermare il disastro climatico bisogna ridisegnare il sistema di produzione. Perché quando natura e società si intrecciano non è possibile separare la crisi ambientale da quella politica ed economica. La sezione dedicata alle traduzioni dal numero 34 di Jacobin Magazine - che esce in contemporanea a noi negli Stati uniti - è dedicata alla guerra, che consiste oggi nello spezzare la catena del potere militare sulla società.
EUR 11.40
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Perché non sono nata coniglio
Il 23 gennaio 1973, durante una manifestazione fuori dall'Università Bocconi, Roberto Franceschi, tra i leader del movimento studentesco milanese, è colpito a morte alla nuca da un proiettile proveniente dalle file della polizia. Inizia così la battaglia di Lydia, sua madre, per ricostruire l'accaduto e chiarire le responsabilità delle forze dell'ordine. Otterrà 23 anni dopo che lo Stato - incapace di identificare i colpevoli - si assuma l'intera responsabilità, risarcendo la famiglia, che devolverà tutto a una Fondazione intitolata a Roberto. Un evento che spezza in due una vita incredibile che ha attraversato tutto il secolo. Nata a Odessa da Amedeo, comunista fuggito dall'Italia per non finire nelle carceri fasciste, e Lidia, italorussa che abbandona le proprie origini borghesi per sposare la causa della Rivoluzione, Lydia prese il nome dalla madre, morta misteriosamente pochi giorni dopo la sua nascita. Tornata in Italia col padre e rimasta orfana a dodici anni dopo che questi è ucciso dal cognato in camicia nera, cresce in solitudine e partecipa alla Resistenza come staffetta partigiana, diventa insegnante e poi madre di due figli. Fino a quel 23 gennaio che segnerà la seconda metà della sua esistenza. L'antifascismo e la Liberazione, le lotte degli anni Sessanta e Settanta, il femminismo, piazza Fontana, piazza della Loggia, il terrorismo nero, gli abusi delle forze dell'ordine e la ricerca di verità e giustizia per le vittime politiche dello Stato sono i tasselli del mosaico narrativo che, di pari passo con la vicenda famigliare di una figura straordinaria, in un racconto collettivo di 23 autori, intreccia le sue memorie con documenti, materiale d'archivio e i ricordi di chi l'ha conosciuta: Franco Fortini (che le dedicò una poesia inedita), Joyce Lussu, Camilla Cederna, Isotta Gaeta, Franco Fabbri, Benedetta Tobagi, e molte altre e altri. Una storia privata che raccontando una lotta collettiva lega il Novecento a oggi.
EUR 15.20
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Jacobin Italia (2019). Vol. 5: Dove è finito il populismo
«Benvenuti nel secondo anno di Iacobin Italia. Il primo numero di questo nuovo anno di vita della rivista tratta per la prima volta lo stesso tema della pubblicazione sorella statunitense, mescolando insieme articoli prodotti dalla redazione italiana con quelli tradotti dal numero che in questi stessi giorni esce negli Usa. La domanda dalla quale ci muoviamo è: Cosa ne è, a sinistra, del “momento populista”? È davvero finito, come dicono abbastanza esplicitamente alcuni dei protagonisti di quella fase? La risposta non può esser netta per un motivo abbastanza semplice: il concetto stesso di populismo varia di epoca in epoca, di autore in autore e di contesto in contesto. Però lavorando a questo numero ci siamo resi conto del fatto che ponendoci la domanda sul destino del “momento populista” eravamo costretti a interrogarci su due questioni politiche fondamentali. La prima è: Cos'è il popolo? Esiste davvero o è frutto di processi politici e dispositivi di mobilitazione? La seconda: Che rapporto bisogna costruire tra la dimensione orizzontale delle lotte e quella verticale dell'organizzazione? Comunque la si pensi, la teorizzazione del populismo di sinistra di Ernesto Laclau e Chantal Mouffe muove da questi due temi ineludibili. Bhaskar Sunkara introducendo l'edizione statunitense di questo numero scrive che l'emersione dei populismi non rappresenta semplicemente “la crisi della politica” o della “democrazia” ma è indice della crisi della sinistra e del pensiero socialista.»
EUR 11.40
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Tea rooms. Operaie della ristorazione
"Tea rooms" di Luisa Carnés è un romanzo che deve essere letto da chiunque lavori o abbia lavorato in un ristorante. "Tea rooms" è un racconto scritto da una proletaria che lavora servendo il cibo e prendendosi cura di clienti arroganti, sentenziosi o capricciosi, che esigono un sorriso da voi anche quando siete alla seconda ora di straordinario non pagato. "Tea rooms" è il romanzo di una donna che scrive con il rumore delle stoviglie che sbattono sul lavello e che vede i propri sogni di riscatto sociale andare in frantumi come una tazzina da caffè caduta a terra ogni volta che deve sorridere a un cliente che si siede a un tavolo non perché ha sete ma perché deve ostentare il suo potere d'acquisto. "Tea Rooms" è stato scritto nella Spagna degli anni Trenta e da allora non è cambiato nulla nel mondo della ristorazione, spiace dirlo. "Tea Rooms" dimostra che nella Spagna degli anni Trenta c'era una coscienza politica femminista impensabile nella cultura fascista dell'Italietta di quegli anni ed è stato proprio il fascismo di Franco a spegnere l'incendio delle rivendicazioni di genere delle donne spagnole degli anni Trenta come Luisa Carnés. "Tea Rooms" di Luisa Carnés è stato dimenticato e poi ripubblicato nel 2016 in Spagna dove è diventato un libro di culto e questa è una bellissima notizia per la letteratura e per le cameriere e le altre operaie della ristorazione. Mentre leggete questo libro c'è una cameriera da qualche parte che sta scrivendo le sue storie di operaia della ristorazione: chi sarà il prossimo vecchio cliente maschio a essere raccontato?
EUR 14.25
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Millennium bug. Una storia corale di Indymedia Italia
«Don't hate the media, become the media». Con questo slogan nacque Indymedia - nel novembre del 1999 a Seattle - in occasione della mobilitazione contro il Wto che fu fondamentale per la diffusione del movimento No Global. Un sito per raccontare le proteste, che in quei giorni collezionò più di un milione di visitatori, numero incredibile per l'epoca e impressionante ancora oggi. La grande forza di Indymedia fu l'open publishing: permettere a chiunque di pubblicare testi, immagini e video in uno spazio del sito chiamato Newswire. Fu una rivoluzione nel mondo della comunicazione, in anni in cui i computer e la rete non erano ancora diffusi ovunque, non c'erano gli smartphone, non esistevano i social network, e i grandi giornali avevano appena iniziato a mettere on line i propri siti statici. Il tanto temuto Millennium bug a cavallo del secolo fu proprio quel movimento. Nell'arco di un paio d'anni Indymedia divenne un fenomeno globale, cambiando la percezione della rete come ormai riconosciuto anche a livello accademico. Stravolse la gerarchia delle fonti di informazione, con un progetto no profit basato sull'autogestione che anticipò molti degli strumenti nati successivamente. Fu chiaro durante il G8 di Genova, quando le strade si riempirono di attivisti con telecamere, macchine fotografiche, e storie da raccontare. Quello strumento di diffusione aperto tolse dalle mani dei media mainstream la narrazione di quei giorni, rivelandosi poi decisivo anche in sede processuale. In modo corale, con interventi in prima persona di alcune e alcuni degli attivisti che parteciparono al progetto, questo libro narra una possibile storia del nodo italiano di Indymedia. Alcuni la considerano un'occasione persa, altri sono convinti di esser stati travolti dalle piattaforme proprietarie del web 2.0 di cui oggi vediamo gli effetti nefasti, altri ancora che quello strumento non potesse funzionare dopo la fine del movimento in cui era nato. Ma senza dubbio si tratta del più importante progetto di comunicazione autogestita della storia dei movimenti sociali.
EUR 15.20
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Jacobin Italia. Vol. 12: Le città ingovernabili
«Mentre l'economia materiale e la speculazione finanziaria stritolano i territori, le forme di rappresentanza su base locale conoscono una crisi profonda. Nel luogo in cui è nato il concetto stesso di democrazia, la polis, lo spazio della decisione collettiva sembra essersi inceppato. Non a caso le propagande elettorali ruotano attorno a concetti astratti, de-politicizzati e privi di carica inventiva come "efficienza", quando non pericolosi come "sicurezza". La crisi della politica su scala locale è una spia dell'impotenza della politica tout court.»
EUR 11.40
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Senza titolo di viaggio. Storie e canzoni dal margine dei generi
Rombi di tuono e lampi: entrano in scena tre streghe. Così comincia il Macbeth. Di streghe ne vediamo anche qui, ma non compaiono all'inizio, né leggono il futuro a un condottiero scozzese. Queste streghe accolgono l'autrice - sorella nella buona e nella cattiva sorte - nella sterpaglia che costeggia il Sangone, torrente che dà il nome a una valle piemontese. È a loro che Filo racconta la sua storia, la storia che avete tra le mani, una battaglia partita per cinque lettere. O - M - E - N - A. «Battaglia che forse, chissà, non ci sarebbe stata senza la lotta No Tav». «Come? C'entra pure quella?». «Manco te l'immagini, quanto c'entra». Le streghe ascoltano, commentano, consolano, preparano a Filo un brodo di erbe selvatiche. Anche loro hanno una storia e a modo loro la raccontano. L'unica cosa che non fanno è leggere il futuro. Perché, come diceva un fratello maggiore, the future is unwritten. I confini di genere, come quelli tra nazioni, sono presidiati. Varcarli è un'impresa. I lasciapassare sono concessi di rado e a condizioni umilianti. Spesso le persone trans, non binarie e queer hanno necessità di passare comunque. Come? Da clandestine. E a volte nei reticolati restano impigliati brandelli di nomi. Senza titolo di viaggio narra di un'esplorazione di genere e spesso la canta, perché qui dentro c'è la punk e la folk. Un testo in bilico tra prosa e canzonette, dove s'alternano amarcord siculo-torinesi, teoria transfemminista e teatro di rivista, con le benedizioni di Judith Butler e Petrolini. «La coscienza di sé, la ribellione ai diktat di genere, la gragnuola di coming out, l'autodeterminazione, la lotta contro la transfobia, sono tappe di un viaggio verso la riappropriazione e l'autogoverno dei corpi, degli spazi, dei tempi e dei territori, per vivere relazioni fuori dal dominio patriarcale e capitalista!». «Bravx!». «Grazie!».
EUR 10.40
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Lo strano caso del debito italiano. Storia di un'anomalia divenuta globale
La storia del debito pubblico dall'Unità d'Italia a oggi mostra una realtà diversa dalla narrazione secondo cui l'inefficienza dell'economia italiana sia dovuta unicamente alla spesa fuori controllo e alla corruzione. A essere rimosso è infatti il ruolo dell'impresa privata nostrana e dei suoi protagonisti. Se dal 1861 alla nascita della Repubblica le impennate dell'indebitamento si spiegano sostanzialmente con le avventure belliche, la sua crescita anomala dopo gli anni Sessanta non fu frutto della spesa sociale - rimasta inferiore agli altri paesi avanzati - ma del sostegno a un'industria privata fragile, che faticava a reggere la conflittualità operaia e la concorrenza internazionale. Dopo la fine del boom economico l'impresa pubblica assorbì aziende decotte e soccorse un capitale privato in ritirata dal rischio d'impresa, con sussidi diretti alle aziende superiori alla media europea e con una pressione fiscale molto generosa con profitti e rendite. Nel periodo successivo alla crisi del 2008 i debiti pubblici sono però cresciuti ovunque. Il mondo tende a italianizzarsi e i vecchi parametri di Maastricht oggi non sarebbero rispettati da quasi nessun paese rilevante. Per la sua particolare storia economica, l'Italia sembra aver anticipato la tendenza globale di un capitalismo in crisi, sempre più bisognoso di assistenza statale, disposto solo a investimenti a breve termine e ad agire in settori con rendita garantita. Affrontare il tema del debito pubblico significa allora mettere in discussione il paradigma economico della finanza che, nel tentativo di rinviare problemi strutturali, non ha risolto il problema della crescita e ha aumentato le diseguaglianze. Tenendoci sempre sul bordo del precipizio.
EUR 17.10
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I tarocchi perduti. 22 Arcani maggiori. Ediz. illustrata
C'erano una volta un progetto, i tarocchi perduti di Tolkien, e un'illustratrice, Maria Distefano che quel progetto aveva abbracciato con passione e fantasia. Uno alla volta, dalle piroette delle sue matite, erano nati alcuni evanescenti Arcani e parevano destinati a moltiplicarsi, a completare il loro Olimpo... ma proprio come può accadere in una storia degna di un gioco divinatorio, il Destino, mescolando le carte, aveva deciso diversamente. In quel lontano 2007 infatti un'Acqua Granda travolse Venezia, sommergendo ogni cosa e trascinando con sé anche l'effigie di quei primi Tarocchi. Ed essi sprofondarono nel fiume dell'oblio. E poi cosa è successo? La Magia di Venezia li ha riportati a una nuova vita! Questi 22 Arcani Maggiori in cui il mondo fantastico di Tolkien si fonde con gli archetipi dei Tarocchi tradizionali di Marsiglia, sono il risultato di un viaggio straordinario, iniziato molto tempo fa e finalmente giunto alla meta.Grafica di Carmen Perin.
EUR 18.05
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Gollum. Un eroe involontario. Ediz. illustrata
Chi e l'eroe del Signore degli Anelli? Ce ne sono molti (Frodo, Aragorn, Sam o Faramir), ma sicuramente ce n'è uno spesso dimenticato. È Gollum, un hobbit squilibrato, emarginato, consumato dal potere dell'Anello, l'unica cosa a cui veramente tiene. Abile e astuto, ma diviso da una doppia personalità, Gollum sfugge a qualsiasi categorizzazione, a noi come a Tolkien, che in una lettera spiegava come volesse lasciare al lettore ogni giudizio. Di tutti i personaggi del Signore degli Anelli non ce n'è uno più sfaccettato e complesso: il lettore via via simpatizza con lui, lo odia, lo difende. Nel combattere quegli aspetti oscuri di se stesso che Gollum esternalizza, Frodo combatte il mostro più insidioso e potente di tutti - e perde. Abbiamo letto i libri, guardato i film di Peter Jackson, imitato la sua voce roca che invoca “il mio tesssoro”... e ora di scoprire tutto di lui! Età di lettura: da 9 anni.
EUR 14.25